Pubblichiamo il terzo articolo di Marcello, nostro collaboratore esistenzialmente “agnostico”.
di Marcello di Mammi.
Ogni tanto, specie per le feste comandate, come si suol dire, mia moglie ha piacere che l’accompagni alla Messa. La domenica che cade vicino al 1° ottobre, anniversario del nostro matrimonio, è una di queste. Il clima autunnale, generalmente mite in questo periodo, invoglia ancor più a fare una passeggiata per raggiungere la chiesa e se Enrico IV disse:”Paris vaut bien une messe”, parafrasando, posso dire:” un grand amour vaut bien une messe.” Pongo una sola condizione: scegliere la chiesa. Immancabilmente la mia preferenza cade sulla chiesa pisana di S.Stefano, forse l’unica chiesa sicuramente “no islam” d’Italia.
La chiesa progettata dal Vasari in epoca cinquecentesca, è semplicemente splendida nell’immagine si può notare il raffinato soffitto e sulle pareti i trofei, le bandiere e l’insegne appartenuti alla flotta turca e conquistati nella battaglia di Lepanto del 07 ottobre 1571. S. Pio V non risparmiò alcuna energia per dar vita ad una Lega, detta Lega Santa, che comprendeva Venezia, la quale sostenne anche lo sforzo maggiore, la Spagna di Filippo II, la Repubblica di Genova, il ducato di Savoia, gli Ospitalieri di San Giovanni e il Granducato di Toscana, con in particolare i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Marittimo dei Cavalieri di S. Stefano. In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1815 cannoni.
La battaglia si concluse si concluse con una schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, su quelle ottomane di Mehmet Alì Pascià, che perse la vita nello scontro. E’ singolare che questo compito toccasse ad un Papa che meno di altri aveva interesse a assumere impegni militari, a dimostrazione del fatto che quando la necessità lo impone, alla preghiera e al digiuno possono essere uniti i cannoni.
Siamo sicuamente nella chiesa del cattolicesimo più classico, nessun “sinistro” strimpellìo di chitarre, come in certe chiese del cattolicesimo fai da te, ma il suono grave e solenne dell’organo, le cui canne, anch’esse incastonate, come i quadri del soffitto, fanno bella mostra di sé ai lati dell’altare, sul quale troneggia la statua di S.Pio V. Non seguivo molto le parole del priore, anche perché la liturgia domenicale mi è ben nota, ma l’atmosfera di questa chiesa e le note di una musica d’autore sospingevano i miei pensieri ad un salto indietro nel tempo: a quella battaglia. Il nostro pensiero deferente vada a tutti i soldati cristiani che con il loro sacrificio, permisero la sopravvivenza della civiltà.
Una grande battaglia per la Civiltà, per la nostra Civiltà cristiana.





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“Una grande battaglia per la Civiltà, per la nostra Civiltà cristiana” ?
Più che altro la solita battaglia per il potere.
Si vorrebbe la nostra civiltà fondata sulla filosofia greca classica, che é anche e non a caso il “brodo di coltura” di una bella parte del Nuovo Testamento.
Eppure cosa ne sapremmo oggi se non fosse stata traghettata a noi attraverso il medioevo dalla filosofia araba ?
Cosa ne sarebbe di quelle che chiamiamo civiltà e cristianità ?
E’ davvero possibile richiamarsi a Cristo e alla Chiesa Cattolica senza saper accogliere le genti di tutte le nazioni e culture (il papa poche settimane fa) ?
E’ possibile ridurre la religione a questione ideologica ed identitaria senza aprire insanabili contraddizioni ?
E’ strano il tuo giudizio anche perché l’impero ottomano sconfitto a Lepanto (così come anche i Mori nella Spagna medioevale o la Palestina ante dominazione inglese) é stato un esempio di convivenza multietnica, tolleranza culturale e religiosa (attributi che oggi identifichiamo volentieri con la “civiltà occidentale”) molto più delle potenze vincitrici nel corso della stessa epoca.
Tutto questo per dire che se al nocciolo come sembra di capire quello che vuoi scrivere é NO ISLAM allora mi pare un’opzione politica che può essere ragionevole e fondata. Tutta da discutere su questo piano, sul quale puoi giustamente trovare ascolto anche da moltissimi credenti. Se però tu agnostico tenti di fondare il tuo NO ISLAM sulla religione e per questo precipuo scopo ti proponi di dialogare con i credenti … consentimi, allora sembra più che altro un tentativo di strumentalizzazione (figurati un pò cosa ne dovrebbe pensare uno che si sforza di crederci davvero). Ciao,
lupo
Lupo
ti riporto il mio commento dal post precedente che probabilmente non hai letto.
“Lupo
premesso che non voglio convincere nessuno, non mi puoi negare che senza la spada oggi,molto probabilmente, non esisterebbe più il cristianesimo, cmq non ho parlato di conquista con la spada ma di difesa con la spada. La “conquista” certamente deve avvenire con l’amore, almeno per i cristiani, mentre per l’islam avviene con la spada.
Non puoi far conto che ci sono persone,come me, che si opporranno, con tutti i mezzi, ad essere conquistati ed in caso di vittoria ne gioverebbe anche chi non ha collaborato attivamente. Questo non mi sembra molto corretto.”
Intanto bisogna sfatare alcuni luoghi comuni come quello che il greco sia stato tramandato solo dagli arabi. Esistevano in tutta europa monasteri dove amanuensi copiavano e tramandavano i testi classici greco romani. Non è assolutamente vero che i numeri siano stati inventati dagli arabi ma furono da questi copiati dagli indiani,compreso lo zero, numero avversato dalla cultura greca in quanto rappresentava il nulla e non esistendo il nulla, non poteva esistere,secondo loro, un numero che lo rappresentasse. Lo zero fu “sdoganato” da Gerberto d’Aurillac, celebre matematico,più conosciuto come papa Silvestro II nel 999, è stato fra i primi divulgatori, nella cultura occidentale, delle cifre indiane e dello zero.
Gli arabi hanno solo copiato e se vuoi perfezionato ma, da bravi levantini, hanno venduto la merce di altri.
L’unico,a mio giudizio, personaggio arabo degno di attenzione è Averroè, che, essendo vissuto in Spagna, aveva una visione più aperta, ma nel mondo musulmano non ebbe vita facile.
Certo multietnici ma alla loro maniera o schiavi o dhimmi, qualche sultano,invero un po’ più avveduto che, per poter commerciare, specie con la Serenissima,veniva a compromessi: pecunia non olet!
Sto preparando un post che, se la redazione lo riterrà opportuno, pubblicherei prossimamente sull’argomento l’islam visto da Marco Polo, Schopenhauer e da Hegel. E non credo che siano gli ultimi arrivati!!!
Certamenente puoi pensare ad una strumentalizzazione ma il cammino si fa insieme o non si va da alcuna parte.
L’islam non si integra e non può integrarsi per la stessa fede che professa: fondamentalmente è una teocrazia e come tale non può ammettere altro che se stesso.
Gli attentatori islamici sono in buona parte cittadini “europei” in quanto di seconda o terza generazione ma seguono il corano e la shari’a. Nel quartiere di Londra chiamato londistan, abitato quasi esclusivamente da muslim, vige la legge islamica, con tanto di tribunali e le sentenze vengono rispettate. Alla faccia dello stato di diritto!
grazie per il tuo intervento
ciao
Scrivi: “non mi puoi negare che senza la spada oggi, molto probabilmente, non esisterebbe più il cristianesimo” ed invece é esattamente quello che nego con convinzione …
Semplificazione per semplificazione, valori “occidentali” per valori “levantini”: gli ebrei secondo te vivevano meglio nella Istanbul di Mehmet Alì Pascià o nella Spagna di Don Giovanni d’Austria ? Ho l’impressione che per molti aspetti (non tutti evidentemente) il modello che oggi consideriamo vincente e soprattutto “giusto” a Lepanto abbia in realtà (provvisoriamente) perso. Magari con più dialogo e meno conflitti ci saremmo risparmiati quell’orrenda carneficina e molte altre dei secoli a venire.
“L’islam non si integra e non può integrarsi per la stessa fede che professa: fondamentalmente è una teocrazia …” Davvero? Ma cosa intendiamo per fede, integrazione, teocrazia ? La stessa teocrazia dei padri della Chiesa che identificavano i destini della cristianità con le sorti dell’impero romano ? La stessa fede professata dai tribunali dell’inquisizione negli anni di Lepanto ? Le cose mi sembrano molto meno semplici e lineari di come le fai tu. Sembrerebbe facile osservare: la cristianità si é evoluta, l’islam no ed in questo manifestiamo superiorità. A me pare che la cristianità sia evoluta essenzialmente grazie al dialogo con i suoi avversari storici: riscoperta della ragione pre-cristiana, illuminismo, persino comunismo. Un dialogo che non ha prodotto corruzzione e rinuncia ai principi ma semmai riscoperta nel suo seno delle istanza umane avanzate dall’interlocutore e promuovendo un rinnovamento spirituale. Vista in quest’ottica quello che a te spaventa non sarebbe l’islam in sé ma l’integralismo. Allora sembra piuttosto contradditorio pensare di combattere l’integralismo islamico coniugandosi ad un integralismo cattolico di segno contrario.
Scrivi: “persone,come me, si opporranno, con tutti i mezzi, ad essere conquistati ed in caso di vittoria ne gioverebbe anche chi non ha collaborato attivamente. Questo non mi sembra moltocorretto”. E’ sul senso da dare alla parola “vittoria” che non ci intendiamo. Ciao,
lupo
Sostanzialmente hai detto tutto tu.
Non si tratta di sostituire l’integralismo islamico con quello cattolico. Io sono contrario ad ogni forma di integralismo,di qualsiasi tipo, sono e voglio rimanere uno spirito libero nella mia formazione culturale.
E ciò mi deve essere assicurato dallo stato.Ma oggi questo stato non garantisce la continuità della ns.tradizione culturale sia laica che cristiana. Quello che ritengo singolare è che alcuni aderenti alla chiesa tifino per la sua distruzione, dicendo che lo fanno per non contravvenire al vangelo.Domanda: che te ne fai del vangelo e dei suoi precetti se un domani,così continuando,non molto lontano,non potrai più leggerli od applicarli?
Ma quello, che veramente fa ridere, se non fosse una cosa tragica, è l’atteggiamento degli atei laicisti di professione che, pur di affossare la chiesa, non si peritano di allearsi con l’islam. Via i simboli cristiani altrimenti si offendono i muslim! Ti dirò in tutta franchezza che se i muslim si offendono non me ne importa un fico secco.Se si sentono così prostrati dalle ns. leggi e dalla ns. civiltà, possono sempre tornare nei loro “paradisiaci” paesi… dove possono,in tutta tranquillità, lapidare le mogli e infibulare le figlie con il consenso del corano.Da noi rischiano una punizione che sicuramente non capiscono perchè quelle sono le loro usanze e le loro leggi! Questa sarebbe la famosa “cultura” islamica!!!
Vittoria cosa vuol dire?
La mia casa è praticamente circondata da chiese e campanili,a molti il suono delle campane da fastidio,a me no, ma sicuramente mi darebbe fastidio il lamentìo del muezzin che dall’alto di un ex campanile trasformato in minareto chiama a raccolta i fedeli nella ex chiesa trasformata in moschea.
Per la precisione non è che sono contrario alle altre religioni,perchè,pur in una dialettica, non sono prevaricatrici,se uno si riconosce in una di esse faccia pure.
ciao
La tradizione e la cultura, sia laica che cristiana, per fortuna non sono dei fossili utili appena al sapere. Se sono vitali e significativi devono essere in grado di evolvere in continuazione, continuare ora come in passato ed essere il segno della mia storia personale e collettiva (cui ovviamente sono affezionato quanto te). E’ questa la cultura e la tradizione che spero questo stato sia in grado di garantire. La tradizione da preservare é la possibilità di un’evoluzione continua, che avviene normalmente attraverso la contaminazione tra diversi: che l’arte greca possa contaminare quella latina, l’arte classica quella paleocristiana, l’arte longobarda quella romanica e così via. Voglio che la cultura cristiana sia sempre in grado, se attaccata dalla cultura classica (Nerone) di far sua la filosofia greca sino ad allora vista con sospetto (S Tommaso); attaccata dall’illuminismo far suoi il riconoscimento di democrazia e tolleranza civili; attaccata dal comunismo essere in grado di scrivere un’enciclica come la gaudium et spes … e tutto questo risorgendo sempre dalle sue presunte ceneri, restando fedele a sé stessa. Lo stesso spero accada oggi, quando considero prioritario salvare la tradizione del bruss (butto a caso, é un formaggio fatto in casa dalle mie parti) ma non posso che scoprire un arricchimento nella possibilità di gustare sottocasa ANCHE delizie come il kebab, il couscous o la maklouba. Ancora: mi trovo con qualche amico per giocare alla lippa (si usa ancora dalle tue parti?) e mi emoziona scoprire attorno a me che pur con regole diverse ci giocano anche in Pakistan (lo chiamano guli danda) e in Egitto (tric trac). E’ questo mondo di contaminazioni, di possibilità d’evoluzione e crescita che lo stato mi auguro preservi e migliori.
<> (Attar di Nishapur, Persia XII secolo).
Su infibulazione o lapidazioni ovviamente sfondi una porta più che aperta, mentre ad esempio sul crocefisso la sensibilità é un pò diversa. Un conto é l’arte e la cultura da salvare, altro il simbolo religioso. Non so se la vittoria del simbolo debba passare dalla sua ostentazione sempre ed ovunque, un’ostentazione che lo svilisce, lo edulcora, lo sterilizza rielaborandolo come innocuo elemento del paesaggio … o piuttosto da una sua riscoperta come simbolo affatto scontato, magari più nascosto ma che quando scoperto sconvolge il mio modo di concepire la vita. Lascerei fare alla Divina Provvidenza.
Tutto questo lungo discorso per spiegarti come un cristiano ed un cittadino possano anche considerare Lepanto come un esempio della loro storia importante ma non certo da riprodurre, tantomeno riducendolo a statica icona da venerare. Ciao e grazie per gli stimoli,
lupo
Dal commento precedente é scomparso questo brevissimo racconto da un poeta islamico del XII secolo (Attar di Nishapur, Persia, un sufi)
Alcuni Israeliti un giorno insultarono Gesù mentr’egli passeggiava per le vie, nella loro parte della città. Ma egli rispose recitando preghiere nel loro nome. Qualcuno gli disse: “Tu hai pregato per questi uomini, non hai sentito collera verso di essi?”. Egli rispose: “Io potevo spendere solo la moneta che avevo nella mia borsa”.
Gaudium et spes non è propriamente un’enciclica,anche se promulgata da Paolo VI perchè il testo fu “democraticamente” votato,come se si trovassero in un parlamento di una repubblica delle banane, dalla maggioranze dei vescovi presenti al concilio VaticanoII, in gran parte sinistrorsi ed oggi risulta un testo obsoleto.(Da questa nacque,subito dopo il concilio, la Teologia della Liberazione, di ispirazione marxista populista, quasi uno scisma.)
Un testo in buona parte da riscrivere tanto è vero che Benedetto XVI, forse, ma non ne sono certo,allora favorevole,ha pensato bene di correggere il tiro inserendo nella Spe Salvi,il de profundis del marxismo.
Riporto una parte della Enciclica Spe Salvi di BenedettoXVI
ed un mio opinabile, se vuoi, commento.
Ovvero come dare elegantemente il benservito al marxismo.
L’enciclica “Spe salvi” è di un forte spessore filosofico, più la leggo e più scopro che, in ogni suo passo, ci sono elementi da studiare e su cui riflettere, questo non significa che concordi su tutto, ma sul tema del marxismo si.
Certamente il punto 20 e 21 non piaceranno ai sedicenti cattolici democratici che, purtroppo, si annidano anche fra gli ecclesiastici, come non piaceranno ai veterocomunisti, ma hanno conquistato la stima di chi, pur essendo laico, disconosce un qualsiasi valore pratico alla filosofia di Marx.
Le argomentazioni del prof. Ratzinger sono ineccepibili, solo dei miopi o delle persone in malafede, non vedono l’errore fondamentale del marxismo: l’affossamento dell’uomo, cioè proprio di quell’ uomo che a parole vuole redimere.
Ecco le parole del Papa.
“…Ma con la sua vittoria (rivoluzione bolscevica,ndr) si è reso evidente anche l’errore fondamentale di Marx. Egli ha indicato con esattezza come realizzare il rovesciamento. Ma non ci ha detto come le cose avrebbero dovuto procedere dopo. Egli supponeva semplicemente che con l’espropriazione della classe dominante,con la caduta del potere politico e con la socializzazione dei mezzi di produzione si sarebbe realizzata la Nuova Gerusalemme. Allora, infatti, sarebbero state annullate tutte le contraddizioni, l’uomo e il mondo avrebbero visto finalmente chiaro in se stessi. Allora tutto avrebbe potuto procedere da sé sulla retta via, perché tutto sarebbe appartenuto a tutti e tutti avrebbero voluto il meglio l’uno per l’altro. Così, dopo la rivoluzione riuscita, Lenin dovette accorgersi che negli scritti del maestro non si trovava nessun’indicazione sul come procedere.”
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“…egli aveva parlato della fase intermedia della dittatura del proletariato come di una necessità che, però, in un secondo tempo da sé si sarebbe dimostrata caduca. Questa « fase intermedia » la conosciamo benissimo e sappiamo anche come si sia poi sviluppata, non portando alla luce il mondo sano, ma lasciando dietro di sé una distruzione desolante. Marx non ha solo mancato di ideare gli ordinamenti necessari per il nuovo mondo – di questi, infatti, non doveva più esserci bisogno. Che egli di ciò non dica nulla, è logica conseguenza della sua impostazione. Il suo errore sta più in profondità. Egli ha dimenticato che l’uomo rimane sempre uomo. Ha dimenticato l’uomo e ha dimenticato la sua libertà. Ha dimenticato che la libertà rimane sempre libertà, anche per il male. Credeva che, una volta messa a posto l’economia, tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo: l’uomo, infatti, non è solo il prodotto di condizioni economiche e non è possibile risanarlo solamente dall’esterno creando condizioni economiche favorevoli.”
E’ questa un’indiscutibile campana a morto per il marxismo, ma non credo, che quelli, a cui sono dedicati questi due paragrafi, lo capiranno, il loro è un cervello a collegamenti neuronici limitati.
ciao
e grazie dell’intervento
ps non capisco perchè si debba dare credito ad una riligione,come quella islamca,non dico che sia come il culto della dea Kalì,ma ci si avvicina molto, e non si dia peso ed importanza al buddhismo.
A proposito della cultura ellenica trasmessa dagli arabi
SYLVAIN GOUGUENHEIM
Aristotele, Averroè e quella “favola”sulla cultura greca salvata dagli arabi.
Guido de Franceschi
Il saggio del medievista Sylvain Gouenheim, Aristotele contro Averroè
è un libro che propone una tesi,o, meglio, una controtesi, enfatizzata dal titolo italiano (l’originale Aristote au Mont-Saint-Michel). Lo storico vuole correggere la difftusa teoria secondo cui le radici greche dell’Occidente, dopo la cesura dei “secoli bui”,sono un regalo degli intermediari arabi che custodirono l’eredità ellenica e la riconsegnarono a un’Europa in via di dirozzamento.
Certo, conviene Gougguenheim, la civiltà arabo-islamica riportò un po’ di legna greca nel camino della cultura europea, ma. la brace
ellenica aveva continuato a bruciare anche per conto suo ed era stata già riattizzata da alcune misconosciute personalità dell’Occidente cristiano. In posti isolati o periferici come la Sicilia o l’Irlanda(ma anche a. Roma), ci fu sempre qualcuno capace di leggere il greco e dall’Impero bizantino arrivavano viaggiatori e dotti che di cultura ellenica erano imbevuti. Senza contare che anche il cristianesimo stesso si era sviluppato in un contesto permeato di influssi greci. E che ci furono clandestini della storiografia che tradussero dal greco al latino decenni prima che si sviluppasse, specie a Toledo, un’ulteriore attività di versione di opere greche dall’arabo.
E’ il caso, a esempio, i Giacomo Veneto il Greco, che all’inizio del XII secolo, a Mont-Saint-Michel, intraprese la traduzione in latino di buona parte del corpus aristotelico.
Traduzioni talvolta un po’ imprecise, ma certo non più raffazzonate di quelle condotte attraverso l’arabo. Peraltro, in questo secondo caso,si tratta di opere greche che furono tradotte in siriaco, generalmente da cristiani d’Oriente (nestoriani, giacobiti, sabei o melchiti) e poi volte dai medesimi in arabo. Infine questi libri, giunti in Spagna, furono tradotti in latino.
E cosi i testi aristotelici passati per questa trafila finiscono per risultare ben più imprecisi di quelli confezionati da Giacomo Veneto.
In definitiva, nel saggio il ruolo della civiltà Islamica nel traghettamento del pensiero greco, sia esso filosofico, medico, matematico,astronornico o politico, si rinsecchisce fino all’irrilevanza. Un giudizio che investe anche figure assurte a icona del razionalismo tollerante della Spagna musulmana, come quell’Averroè the ispirò al cineasta egiziano Youssef Chahine Il destino, un pazzotico e divertente musical sulla sua figura multiculturale.
Invece, secondo Gouguenheim, il mondo islamico trasse soltanto poche pillole da quello greco, tral’altro grazie all’opera di traduzione degli eruditi siriaci cristiani. E fu impermeabile a gran parte del pensiero ellenico; tutto,anche nel caso di Averroè, doveva passare attraverso il selettivo setaccio coranico.
L’Occidente cristiano, invece, si inghiottì spontaneamente dell’ eredità greca,riallacciò i fili, subì vigorose mutazioni dopo il reincontro con Aristotele. E, anche nel caso dei testi tradotti dall’arabo, furono gli intellettuali europei ad andare a caccia dei volumi di cui erano avidi: “Insomma, ciò che l’Occidente ha scoperto, e andato a cercarselo direttamente”. Una convinzione che nelle intenzioni dell’ Autore non è una ricerca di scandali anti islamici. D’altronde “non si insultano i giapponesi affermando che il francese non deriva dalla lingua nipponica, e viceversa”
Hai ragione e mi scuso: Gaudium et spes non é affatto una semplice lettera pastorale (come l’ottima “spe salvi”) ma nientepopò che una “costituzione pastorale”, cioé un testo fondante cui ogni credente deve attenersi. La sua autorità non deriva affatto dal voto a maggioranza di un’assemblea, ma dall’azione dello Spirito Santo che rende il Concilio, secondo la dottrina della Chiesa, l’unica autorità in grado di affiancare quella del papa e su determinate questioni addirittura di precederla. Non a caso é esattamente su questi punti che si dovrà giudicare la “piena comunione” dei lefevriani, cui il papa ha rimesso la scomunica ma non ancora riconosciuta la totale adesione alla Chiesa di Roma.
Il punto della nostra discussione mi pare tuttavia non stia qui. Spero non sia stata la mia breve e volutamente provocatoria disamina delle svolte culturali vissute dalla Chiesa ad autorizzarti a ritenere il Concilio Vaticano II una sorta di cedimento storico alle dottrine comuniste, perchè in realtà cercavo di sostenere l’esatto contrario. Altrimenti avrei dovuto sostenere con altrettanta logica che il definitivo sdoganamento della filosofia classica ha rappresentato un sacrificio agli dei pagani o che il riconoscimento definitivo del ruolo giocato nella moderna società civile da democrazia e tolleranza un sacrificio alla dea ragione di Voltaire ed allo scientismo. Provo a stuzzicare un pò al buio: a me pare che nel dialogo con te, con i non credenti e con membri UAAR in particolare, la questione alla fine risulti sempre la stessa: l’impossibilità di capire la fede e la Chiesa se non all’interno di una precisa valenza politica. Perciò la Chiesa, comunenete vista come strumento di conservazione, verrà automaticamente disconosciuta e rifiutata (ad esempio dallo UAAR) in un’ottica libertaria o rivoluzionaria, accolta ed “usata” in in’ottica conservatrice (ad esempio da te o da altri miei conoscenti). A me pare un modo totalmente distorto di vedere la realtà. Un poco come se qualcuno potesse concepire l’idea di un Dio piccolissimo, tutto a misura d’uomo (in effetti é un poco quello che dice Feuerbach: una proiezione dei nostri desideri). Secondo me solo se proviamo a concepire un Dio davvero grande, creatore e salvatore, possiamo capire una Chiesa che si sforza di interpretarlo nella storia ma che non lo possiede (la storia evolce …); che conosce e fa sua la liturgia di Pio V con il suo grandioso e per ora inarrivabile senso del sacro ma contemporaneamente anche il messale uscito dal Vaticano II, che finalmente riavvicina Dio all’uomo per riportarlo in mezzo a nocome il vangelo di Cristo esige. Ciao,
lupo