Davvero difficile parlare di “conversione” all’ateismo (o alla fede diversa, come è meglio dire) o all’agnosticismo, in essi ci si lascia semmai scivolare, ci si ritrova dentro per diversi motivi, solitamente accompagnati da un retrogusto di scettica amarezza, di sconsolazione, di cinismo e a volte di rabbia e arresa. Al contrario, la storia (attuale e passata) mostra che alla fede si approda spesso con gioia, si racconta quel momento di festa accompagnando i ricordi con termini positivi e luminosi: «prima era come se non vedessi», si sente frequentemente dire dai neoconvertiti che incontriamo ogni giorno.