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Archivi categoria: Crimini ateismo nella storia

Uzbekistan: il governo ateo e l’oppressione dei cristiani

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Oltre ai governi con l’ateismo governativo di Cina e Corea del Nord, anche il regime ateo in Uzbekistan sta fortemente violando i diritti umani e la libertà religiosa.
Questo avviene nonostante le ripetute denunce delle organizzazioni internazionali, da “Amnesty International” a “Human Rights Watch”, il cui staff, che operava nella capitale Tashkent, è stato espulso dal Paese proprio nei giorni scorsi…(continua a leggere)
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Cuba: rilasciato il cattolico Oscar Biscet, il più noto prigioniero politico

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Dopo l’ennesimo arresto, anni di galera e tortura, Oscar Elias Biscet è finalmente libero. Le autorità cubane, secondo quanto confermano i suoi familiari, hanno finalmente rilasciato colui che Amnesty International aveva definito «il massimo prigioniero di coscienza oggi al mondo». Medico cattolico nato all’Avana nel ’61, nel ’97, Biscet istituì la Fondazione Lawton per i diritti umani. Un modo per dare concretamente voce alla sua battaglia per il diritto alla vita, «contro l’abortom l’eutanasia e la fucilazione». Battaglia per la quale, già nel lontano 1994, due anni dopo la fine dell’ateismo di Stato, venne comunque accusato dalle autorità castriste di «pericolosità»….(continua a leggere)

Cina, fallimento dell’indottrinamento ateo: solo 15% di non credenti

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Il quotidiano Boston.com ha intervistato il dott. Patrick McNamara, direttore del Department of Pharmaceutical Sciences Dipartimento di Scienze Farmaceutiche presso la New York University. Egli dichiara: «uno dei più grandi sforzi realizzati per sponsorizzare l’ateismo è ormai risultato un completo fallimento». Si riferisce di quanto avvenuto in Cina, dove per decenni è stata applicata una politica anti-religiosa, una forma di repressione, coercizione e persecuzione della fede. Ma altrettanto spettacolare è la mancanza di successo…(continua a leggere)



L’attivista Yoani Sànchez: «ecco cosa ha portato l’ateismo nella mia Cuba»

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Yoani Sánchez è una giornalista e attivista cubana. È famosa in tutto il mondo per il suo blog indipendente Generación Y, sul quale scrive spesso delle condizioni terribili vissute sotto l’oppressione dell’ateismo cubano. In un recente e significativo articolo su El Comercio scrive: «Nell’isola che un tempo proibì le pratiche religiose per decreto molti cubani hanno rinforzato la loro fede. La pressione che la dittatura castrista esercitò nelle scuole e sui posti di lavoro non ha ottenuto il risultato di far scomparire la tradizione e le usanze. Sono nata nell’epoca del più retrivo ateismo e sono entrata per la prima volta in una chiesa all’età di 17 anni. Malgrado ciò…(continua a leggere)

Filippo Facci: «atea, rossa e crudele: la Cina non cambia mai»

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L’editorialista di Libero, Filippo Facci, ha scritto un commento sulle recenti dichiarazioni di Benedetto XVI sulla libertà religiosa in Cina (e conseguente oscurammento da parte di Pechino…). «Atea, rossa e crudele: la Cina non cambia mai», questo il titolo dell’articolo, di cui riportiamo alcuni passaggi più interessanti (praticamente quasi tutto l’articolo): «La Cina resta quella coi funzionari statali che affogano i neonati secondogeniti nelle risaie: cosicché la diplomazia è finita, la battaglia è persa, la Cina resta la Cina. Resta la nazione, cioè, in cui vengono giustiziati più individui che in tutti i Paesi del mondo messi insieme; la nazione – atea, e non laica – della disgraziatissima politica del figlio unico, la nazione che pratica l’aborto sino al nono mese (a calci, se necessario) con le autorità che estraggono il collagene dai feti per produrre cosmetici destinati al mercato europeo. Se il Papa aveva taciuto su tutte queste cose, per anni, è perché si stava giocando una partita delicatissima: milioni di cattolici cinesi rischiano persecuzioni ogni giorno, questo in un Paese dove la libertà religiosa in fin dei conti non c’è e dove segnatamente viene negata la riapertura della nunziatura apostolica chiusa nel 1949: il regime comunista, infatti, nel 1951 costrinse la chiesa cattolica cinese a tagliare i rapporti con il Vaticano e la trasformò in un culto autonomo dalla sovranità papale e ufficialmente consentito solo nelle chiese approvate dal governo. È su questo che si giocava la partita ormai perduta: i cinesi cattolici fedeli al Papa sarebbero ormai sessanta milioni – tre volte il numero di quelli affiliati alla chiesa riconosciuta dal governo – ma non c’è verso che possano passarsela meglio. Perché in Cina, va ricordato, essere cattolici non autorizzati è proibito, pregare è proibito e preti e monache spesso finiscono male. […] Ma ora basta. È per questo che Ratzinger l’altro giorno ha parlato apertamente della «discriminazione e persecuzione» dei cristiani della Cina continentale, i quali «non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza, e mantengano viva la fiamma della speranza». Ed è per questo che il governo di Pechino ha oscurato immediatamente la Bbc che stava riferendo del discorso del Papa. […] Ora di certi orrori si potrà ricominciare a parlare più liberamente. Parlare di quando, in occasione della visita di Bush in Cina, il governo si premurò di far «sparire» vescovi e sacerdoti non sottomessi alla chiesa ufficiale; di quando – lo raccontò Asia news in più occasioni – morti e sparizioni dei cattolici non allineati furono all’ordine del giorno. Cosicchè non è eccezionale che sedici suore francescane, tempo fa, siano state pestate a sangue con pugni e bastoni perché ostacolavano la demolizione di una scuola diocesana: è eccezionale che lo siamo venuti a sapere. Altri racconti li ha fatti Harry Wu, cinese fuggito negli Usa e presidente della Laogai Research Foundation: è lui ad aver raccontato come nei laogai – campi di rieducazione voluti da Mao in cui si viene rinchiusi senza neanche un processo – le scariche elettriche, i pestaggi manuali o con i manganelli, l’utilizzo doloroso di manette ai polsi e alle caviglie, la sospensione per le braccia e la privazione del cibo e del sonno non risparmino, oltre ai soliti monaci tibetani, neanche preti e vescovi cattolici. Accade nella nazione in cui i familiari delle vittime di Tienanmen sono ancor oggi perseguitate, e i sindacati proibiti, i minori deceduti sul lavoro impressionanti per numero, per non dire dei cosiddetti morti accidentali: prigionieri che precipitano dai piani alti degli edifici detentivi e che solo il racconto di pochi scampati ha potuto testimoniare. A Reporter senza frontiere e ad Amnesty International è invece toccato il compito di raccontare della rinnovata abitudine di rinchiudere i dissidenti negli ospedali psichiatrici, spesso imbottiti di psicofarmaci senza che le ragioni degli internamenti fossero state ufficialmente stabilite: accade nel Paese che per un anno e mezzo riuscì e celare l’epidemia Sars, giacché i dirigenti cinesi temevano che potesse scoraggiare gli investimenti occidentali. Il Paese che censura un Papa che osi lamentarsi».

 

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