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Archivi categoria: Fede e Psicologia

Nuova ricerca sociologica: la religione è “l’ingrediente segreto” che rende le persone più felici.

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«Che ci sia uno stretto legame tra una vita soddisfacente e la vita religiosa è noto da tempo». Con queste parole comincia un nuovo studio sul numero di dicembre della “American Sociological Review”. Ma, secondo questi esperti, la religione è proprio “l’ingrediente segreto” che rende le persone più felici (d’altra parte confermano tutto un filone di ricerche in merito, che in piccola parte è riportato più sotto nellle “notizie correlate”). Lim Chaeyoon, docente di sociologia presso l’Università del Wisconsin-Madison, che ha condotto lo studio, dice: «Il nostro studio offre una prova convincente che sono gli aspetti sociali della religione che conducono ad una vita soddisfacente. In particolare, siamo convinti che siano le amicizie costruite all’interno delle comunità religiose ad essere l’ingrediente segreto che rende la gente più felice». D’altraparte è ciò che la Chiesa ha sostenuto fin dalla prima comunità cristiana: Dio si è fatto conoscere all’uomo attraverso l’uomo Gesù e i suoi dodici discepoli. Chi nasce 2000 anni dopo, per arrivare a Lui deve rispettare il metodo: si arriva a Dio non attraverso pensieri o la spiritualità interiore, ma attraverso l’amicizia e l’incontro eccezionale con altri uomini, testimoni di Lui. Nel loro studio, “Religione, reti sociali, e soddisfazione di vita” (è consultabili qui in formato pdf), Lim e Robert D. Putnam, docente all’Università di Harvard, hanno svolto un’indagine su un campione rappresentativo degli adulti degli Stati Uniti dal 2006 al 2007. Riflessioni ironiche e un pò pascaliane: se gli atei hanno ragione: hanno vissuto mediamente male e alla fine della vita gli aspetta la loro frustrante profezia. Se gli atei hanno torto: hanno vissuto mediamente male e alla fine della vita gli aspetta una circostanza ben peggiore. Se i credenti hanno torto: hanno vissuto comunque mediamente meglio e alla fine della vita gli aspetta la frustrante profezia degli atei. Se i credenti hanno ragione: hanno vissuto mediamente meglio e alla fine della vita gli aspetta una circostanza ben più felice. Uno scommettitore serio non eisterebbe a puntare!!

 

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    Indagine Gallup: le persone molto religiose godono di maggior benessere.

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    Il cavallo di battaglia degli atei invasati moderni è che “la religione avvelena ogni cosa” (vedi Hitchens, Dawkins, Dennet, Harris…). Eppure, indipendente dal fatto di chi sia realmente nel “giusto” tra atei e credenti, una nuova analisi sociologica dimostra ancora una volta che gli americani molto religiosi hanno livelli più elevati di benessere rispetto a chi è meno religioso e a chi non lo è affatto. L’analisi si è basata su oltre 550.000 interviste, condotte nel corso dell’ultimo anno dagli esperti del Gallup, noto centro di indagini statistiche americane. Sul loro sito internet è anche specificato che questa è il primo di una serie di articoli sul feeling tra benessere psicofisico e religiosità. I dati dimostrano, si legge ancora sul sito, che «gli americani molto religiosi hanno un maggiore benessere rispetto a coloro che sono meno religiosi». Sono stati valutati diversi fattori, che vanno dalla salute fisica ed emotiva all’auto-valutazione della vita, fino alle percezioni dell’ambiente di lavoro. «Questo studio non consente una determinazione precisa del perché di questi dati. E’ possibile che gli americani che hanno un maggiore benessere possono essere più inclini a scegliere di essere religiosi rispetto a quelli con minore benessere. E’ anche possibile che la relgiosità,  intesa come vita attiva di fee e partecipazione ai servizi religiosi, a sua volta porti ad un maggiore livello di benessere personale». L’esperto del Gallup, Frank Newport, ha suggerito ironicamente alla CNN: «Ora abbiamo la soluzione alla crisi sanitaria. Se siamo interessati a ridurre i costi di assistenza sanitaria in America, dobbiamo aumentare la prevalenza di religione». I risultati sono pienamente in linea con precedenti indagini, ad esempio quella pubblicata su ScienceDaily il 4/10/10

     

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    Ricercatori americani: le persone religiose godono di migliore salute.

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    Il sito internet di divulgazione scientifica Science Daily, ha riportato la notizia di uno studio sociologico recente, nel quale viene dimostrato come le persone che lasciano la religione hanno più probabilità di peggiorare loro salute psico-fisica rispetto a coloro che vi rimangono. A guidare la ricerca statistica è stato Christopher Scheitle, il quale commenta: «Abbiamo dimostrato un’associazione tra appartenenti ad un gruppo religioso e risultati positivi per la salute. Ci siamo interessati a cosa accadrebbe alla salute in caso di abbandono religioso». Circa il 40% dei membri utilizzati per lo studio statistico, prima di lasciare la religione, godevano di ottima salute. Tuttavia, solo il 20% è rimasto in buona salute dopo aver abbandonato la fede. I ricercatori hanno segnalato i loro risultati sull’ultimo numero del Journal of Health Behavior and Social.

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    Università di Berna: suicidi meno frequenti se sei cattolico e sposato.

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    Uno studio dell’Università di Berna, pubblicato dal periodico specializzato “International Journal of Epidemiology”, rivela che l’identikit dello svizzero che ha meno tendenza a togliersi la vita è cattolico, sposato e residente in Ticino. Lo studio ha incrociato i dati del censimento 2000, relativi a oltre tre milioni di persone di età compresa fra i 35 e i 94 anni, con le statistiche della mortalità fino al 2005. La scoperta principale, riporta Ticinoline, è che la religione ha un ruolo importante: su 100mila abitanti il tasso di suicidio è del 39% per chi non ha una confessione, 29% per i protestanti e 20% per i cattolici. Secondo il gruppo di ricerca condotto da Matthias Egger la religione è un’importante forza sociale: si lasciano accompagnare alla morte cinque volte più uomini atei che cattolici (per le donne addirittura sette volte in più). Lo studio dell’istituto bernese mostra anche come il tasso di suicidi degli sposati sia la metà di quello di single, vedovi e divorziati. Non sono invece state scoperte differenze significative riguardo al livello formativo. Lo studio -continua l’articolo- conferma le ricerche effettuate nel 1897 dal sociologo francese Emile Durkheim, che aveva notato tassi di suicidio più elevati nei cantoni svizzeri protestanti rispetto a quelli cattolici. Egli aveva avanzato l’ipotesi che nelle comunità cattoliche la coesione sociale fosse migliore. Lo studio è inversamente proporzionale a quello del dipartimento di Psichiatria dell’Università del Manitoba, il quale afferma che chi non crede in Dio ha il doppio delle probabilità di diventare un suicida (vedi La Stampa).

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    Università dell’Arizona: la preghiera per intercessione aiuta effettivamente la guarigione.

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    La stretta alleanza fra scienza e fede appare molto più evidente nelle università e sulle riviste scientifiche piuttosto che sui quotidiani di cronaca. Può la scienza occuparsi della preghiera e dei suoi effetti sull’uomo? Pare di si. E’ quanto riportano ScienceDaily e Physorg.com. Lo studio, effettuato nel 2007 dall’Arizona State University, è stato guidato da David R. Hodge.

    Egli ha condotto un’analisi completa di 17 importanti studi sugli effetti della preghiera per intercessione – cioè, la preghiera che viene offerta a vantaggio di un’altra persona -rivolta a persone con problemi psicologici o fisici. Egli ha trovato un effetto positivo. Intervistato dalla Social Work Practice, una delle più prestigiose riviste nel campo del lavoro sociale, ha dichiarato: «In questi anni ci sono stati una serie di studi sulla preghiera per intercessione. Abbiamo condotto quindi una meta-analisi su essi, prendendo in considerazione l’intero corpo della ricerca empirica. Utilizzando questa procedura abbiamo trovato che la preghiera offerta a nome di un altro, produce effettivamente risultati positivi su quest’ultimo».

    Il ricercatore ha osservato che lo studio della sua equipe è molto importante perché è un’analisi di vari documenti e non un lavoro unico (la meta-analisi è sostanzialmente un riassunto dei risultati provenienti da varie ricerche sullo stesso argomento). «Questo studio ci permette di guardare il quadro generale -ha continuato-. Attualmente è il più completo ed esaustivo studio di questo tipo su questo tema. Inoltre suggerisce che la ricerca su questo argomento è giustificata, dato che la preghiera verso persone con problemi psicologici o medici può aiutare effettivamente a farle recuperare».

    I risultati hanno avuto un’ampia diffusione e, oltre ad essere inclusi nel Social Work Practice, sono apparsi sul Journal of Social Service Research, Journal of Marital and Family Therapy, e Families in Society. Hodge ha anche scritto un libro intitolato: “Assistenza spirituale: un manuale per aiutare i professionisti”.



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