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Archivi categoria: Scienza e Fede

L’astrofisico Bersanelli plaude al discorso di Benedetto XVI sui Magi

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«La figura dei Magi che da lontano giungono a Betlemme seguendo la luce di una stella è un’immagine magnifica dell’uomo che cerca la verità attraverso l’osservazione della natura». Così inizia un articolo di Marco Bersanelli, docente di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano e collaboratore presso IASF, Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Agenzia Spaziale Europea, su Il Sussidiario. Bersanelli si occupa di cosmologia osservativa, in particolare dell’osservazione dell’universo primordiale attraverso il Fondo Cosmico di Microonde. Attualmente è a capo della progettazione e sviluppo del Low Frequency Instrument utilizzato dal satellite Planck. Continua l’astrofisico: «Ancora una volta, in occasione della festa dell’Epifania, Benedetto XVI ci ha regalato un intervento con spunti di straordinaria bellezza che interrogano l’esperienza non solo dell’uomo di fede, ma di chiunque sia impegnato in una seria ricerca. Un ricercatore, in effetti, non inizia la sua indagine se non assumendo che la realtà fisica nasconda in sé un senso, sia costruita secondo una razionalità o un ordine che lui è in grado di decifrare attraverso segni accessibili alla sua esperienza. Può non chiamarlo “Dio” come fa Benedetto ma, più o meno consapevolmente, ogni ricercatore nella tenacia del suo agire esprime una fede incrollabile in questa “misteriosa” razionalità impressa nel reale». Tutto il contrario della «presunzione razionalistica moderna, della quale un po’ tutti siamo vittime, per cui l’uomo pretende di rinchiudere nella propria corta misura il criterio di ciò che esiste e di ciò che non esiste, e in cui la libertà è come bloccata e incapace di lasciarsi commuovere da qualunque cosa. Così, al di là dell’interessante dibattito sull’interpretazione astronomica della “stella” dei Magi (molto probabilmente la congiunzione dei tre pianeti Marte, Giove e Saturno, fenomeno rarissimo datato nell’anno 7 A.C. del nostro calendario), la questione che il papa pone è quale sia lo scopo ultimo del ricercare e del conoscere. «L’universo», commenta, «non è il risultato del caso, come alcuni vogliono farci credere». Conclude il ricercatore: «La conoscenza scientifica non è «in concorrenza con la fede»: essa mette in luce nuovi e straordinari aspetti del reale, ma non è in grado di rispondere alle questioni che all’uomo maggiormente stanno a cuore: il senso della suo vivere e soffrire, il significato delle cose, il valore della singola persona, il suo desiderio di felicità, la sua esperienza di tradimento e di perdono. Così la scienza, meraviglioso e potente metodo conoscitivo, diventa una «limitazione della mente» se pretende di assorbire tutta la capacità conoscitiva dell’uomo»

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    Nuova ricerca psicologica: il matrimonio riduce i comportamenti antisociali.

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    La famiglia e il matrimonio, idee prettamente cristiane, oltre a rimanere i punti fermi di una società individualista e indifferentista, offrono anche benefici per il benessere sociale. Lo stanno e lo hanno dimostrato diversi studi scientifici, per i quali i soggetti che sono passati dall’altare godono sempre di una salute migliore e di una migliore qualità della vita. Ad esempio quest’estate il Medical News Today ha pubblicato i risultati di un articolo in cui si evidenziava come i soggetti sposati presentano una buona riduzione del livello di cortisolo, noto come l’ormone dello stress psicologico (cfr. Ultimissima 24/8/10). Una nuova ricerca è stata condotta su coppie di gemelli da un’equipe di scienziati della Michigan State University (Stati Uniti), i cui risultati sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Archives of General Psychiatry. (e ripresi dal quotidiano spagnolo La Gaceta). La genetista Alexandra Burt e i suoi colleghi hanno rilevato che gli uomini più integrati e meno propensi a violare le leggi, hanno più probabilità ad essere sposati. Il loro buon comportamento è rafforzato e il matrimonio sembra inibire ulteriori idee cattive. L’unica questione non chiara, tuttavia, è se questa associazione deriva dal mantenere un rapporto stabile, o se, viceversa, gli uomini meno “pericolosi” e più integrati, abbiano semplicemente più probabilità di sposarsi (la scienziata ritiene vere entrambe le risposte). «In generale il matrimonio è un bene per gli uomini, almeno nella media, riduce infatti il comportamento antisociale. I dati indicano anche che non può essere una casualità», ha affermato la Burt. I ricercatori hanno esaminato 289 coppie di gemelli maschi, valutati quattro volte: a 17, 20, 24 e 29 anni. Si è scoperto che gli uomini con più bassi livelli di comportamenti antisociali a 17 e 20 anni, avevano una maggiore probabilità di essere sposati all’età di 29 anni. Una volta sposati, i tassi di comportamento antisociale si sono ulteriormente ridotti. Lo studio scientifico conferma così pienamente le parole di Benedetto XVI del 5 maggio 2010, qunado sottolineò, durante l’Udienza generale di mercoledì in piazza San Pietro, che il «matrimonio è uno strumento di salvezza non solo per gli sposati, ma per tutta la società. Come ogni obiettivo che vale davvero la pena perseguire esso comporta esigenze, ci sfida, ci chiede di essere pronti a sacrificare i nostri interessi per il bene dell’altro. Ci chiede di esercitare la tolleranza e di offrire il perdono. Ci invita a nutrire e a proteggere il dono della vita nuova. Coloro tra noi che sono abbastanza fortunati di nascere in una famiglia stabile scoprono in essa la prima e più importante scuola per una vita virtuosa e le qualità per essere buoni cittadini. Incoraggio tutti voi nei vostri sforzi per promuovere l’adeguata comprensione e l’apprezzamento del bene inestimabile che il matrimonio e la vita familiare offrono alla società umana».

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    Pontificia accademia delle scienze: il premio Nobel Werner Arber è il nuovo presidente

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    Il biologo svizzero e Premio Nobel per la medicina, Werner Arber, professore emerito di microbiologia all’Università di Basilea sostituisce il fisico italiano Nicola Cabibo, scomparso di recente, alla guida della Pontificia Accademia delle Scienze. Ha vinto il Nobel per aver contribuito alla scoperta dell’edonucleasi del Dna. E’ stato nominato da Benedetto XVI nonostante sia di fede protestante e questo è un’importante fatto ecumenico poiché è la prima volta che l’Accademia è presieduta da un non cattolico. La Pontificia Accademia delle Scienze, riporta La Stampa, è stata fondata 400 anni fa da Papa Clemente VIII e riunisce 80 accademici nominati dal papa e scelti tra i più rinomati del mondo intero. Tra i membri si annoverano accanto al prof. Arber almeno altri venti Nobel (segnalati in Ultimissima 11/12/10). La scelta dei membri attivi dell’Accademia poggia unicamente su meriti scientifici ed etici , indipendentemente dalla nazione o dall’appartenenza religiosa. Oltre a ricoprire diverse cariche in Organismi scientifici a livello internazionale, è stato Presidente dell’ICSU (International Council for Science). Nominato Accademico Pontificio nel 1981, è Consigliere della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1995.

     

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    I malati in stato vegetativo e di minima coscienza potranno presto comunicare.

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    Due scienziati, Cruse e Owen, del Medical Research Council and Brain Sciences Unit di Cambridge, hanno pubblicato un articolo, ripreso da Pubmed, in cui evidenziano come i risultati degli studi di neuroimaging negli ultimi anni «hanno profondamente cambiato il nostro modo di pensare e la minima coscienza stato vegetativo». Studi di risonanza magnetica funzionale hanno dimostrato che alcune funzioni cognitive di livello elevato, come la comprensione del linguaggio e la sua sorgente, sono conservate nei pazienti con disturbi della coscienza. Metodi simili hanno anche permesso ad un paziente, considerato in stato vegetativo, di comunicare. Queste nuove tecniche, continuano gli studiosi, aprono una nuova direzione di ricerca nello sviluppo di dispositivi più sofisticati di comunicazione che possono essere utilizzati anche da pazienti in stato vegetativo. Concludono i due ricercatori: «A nostro parere tali dispositivi potrebbero presto permettere ai pazienti che non mantengano sufficienti abilità cognitive di comunicare». La scienza progredisce (in Ultimissima 10/12/10, spiegavamo ad esempio che l’ecografia 4D, la quale aiuta a mostrare il feto per quello che realmente è, sta facendo cambiare idea a molti abortisti) e fra pochi anni i laicisti, per rimanere coerenti, dovranno abbandonare e scagliarsi contro ciò che ora è il loro feticcio.

     

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    L’astrofisico Sandage: «non è credibile un universo privo di architetto. Senza Dio, niente ha senso».

    Inserito il

    Uno dei più importanti astrofisici del XX secolo è morto poche settimane fa. Si tratta di Allan Sandage, assistente di Edwin Hubble, di cui ne proseguì il lavoro. Da devoto cristiano, ha spesso accettato di parlare su rapporto tra scienza e fede (le citazioni sono prese da M. Bersanelli, M. Gargantini; Solo lo stupore conosce: l’avventura nella ricerca scientifica, BUR 2003, pag. 336-338 e da un articolo apparso in questi giorni su La Bussola Quotidiana): «E’ chiaro che ciascuna tratta un aspetto differente della realtà. La Bibbia non è certo un libro di scienza: uno non la studia per trovarci le intensità e le lunghezze d’onda delle linee di Balmer per l’idrogeno, né la scienza ha a che fare con le proprietà ultime spirituali del mondo, che sono anch’esse reali. La scienza può rispondere solo a un tipo fissato di domande, che concernono il “cosa”, il “dove” e il “come”. Con il suo metodo, potente quanto esso sia, non risponde (e in verità non può) al “perché”. Perché gli elettroni hanno tutti la stessa carica e massa? Perché c’è qualcosa invece che niente? Perché così tanti processi sono così profondamente interconnessi? Io credo che ci sia una chiara responsabilità per la Chiesa di capire e di credere nei risultati straordinari e nelle pretese della scienza: il suo successo è semplicemente troppo evidente e visibile per essere ignorato. E’ altresì incombente per gli scienziati di capire che la scienza è incapace, a causa delle limitazioni del suo metodo, di spiegare e capire ogni cosa della realtà»».

    Riferendosi probabilmente a qualche suo collega: «Gli scienziati che sono contenti di vivere come riduzionisti materialisti non ammetteranno mai un mistero nelle cose che vedono, sempre rinviando di volta in volta, aspettando una spiegazione riduzionista per ciò che è ancora ignoto. Ma portare questo credo riduzionista al livello più profondo (e indefinito sempre rimarrà), quando «la scienza conoscerà ogni cosa», è esso stesso un atto di fede, che nega che ci possa essere qualcosa di sconosciuto alla scienza, almeno per principio. Ma le cose dello spirito non sono cose della scienza. Se Dio non esistesse, la scienza dovrebbe inventare il concetto che spieghi ciò che sta scoprendo al suo nocciolo. Suona ancora vero il detto di Abelardo del XII secolo: “La verità non può essere contraria alla verità. Le scoperte della ragione devono accordarsi con le verità della Scrittura, altrimenti il Dio che ci ha date entrambe ci ha ingannati, con l’una o con l’altra”. Se non c’è Dio, niente ha senso. La casualità, promossa dagli atei, è basata su un inganno, che segue già dalle loro premesse iniziali, che esse vogliono fare su se stessi».

    Parlando delle recenti scoperte astronomiche: «La scoperta dell’espansione dell’universo con le sue conseguenze riguardanti la possibilità che astronomi abbiano identificato l’evento della creazione, mette veramente la cosmologia astronomica vicino al tipo di teologia naturale medievale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima. Gli astronomi possono aver trovato il primo effetto, ma non quindi, necessariamente, la causa prima cercata da Anselmo e Tommaso. Nessuna scoperta astronomica ci dice perché l’evento è successo. Ma la natura di Dio non deve essere trovata dentro ciascuna parte di queste scoperte della scienza».

    E ancora: «Il mondo è troppo complesso in tutte le sue parti e interconnessioni per essere dovuto solamente al caso. Sono personalmente convinto che l’eistenza della vita con tutto il suo ordine in ognuno dei suoi organismi è semplicemente messa insieme troppo bene. Ciò diventa più stupefancete ogni anno, via via che i risultati scientifici diventano più dettagliati. Ogni parte di un corpo vivente dipende da tutte le altre parti (del corpo) per poter funzionare. Come fa ogni parte a saperlo? Come ogni parte si differenzia al concepimento? Più si studia la biochimica, più diventa incredibile senza che ci sia una qualche sorta di principio organizzatore -un architetto per chi crede. A causa di ciò, molti scienziati sono portati alla fede dal loro lavoro. Lo scienziato, detto con Anselmo, può «credere per capire» quello che vede, piuttosto che «capire per credere».

    Sandage ha determinato l’età degli ammassi globulari e ha contribuito alla calibrazione delle «candele standard» (per misurare distanza delle galassie più lontane). Si è dedicato particolarmente al calcolo dell’eta dell’universo ed è stato il primo a riconoscere l’esistenza di quasar privi di intensa emissione radio. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in ambito scientifico: tra gli altri, la Eddington Medal della Royal Astronomical Society nel 1963, la medaglia d’oro di Papa Pio IX nel 1966 e la medaglia Elliot Cresson del Franklin Institute nel 1973. Nel 1971 ha ricevuto la National Medal of Science, il maggiore riconoscimento scientifico negli Stati Uniti. Più recentemente ha vinto il Premio Crafoord dell’Accademia Reale svedese delle Scienze nel 1991 e il Cosmology Prize della Fondazione Peter Gruber nel 2000.

     

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