
Archivi categoria: Storicità cristianesimo e Archeologia biblica
Trovati libri dei primi cristiani, forse la più importante scoperta dell’archeologia

Nazareth potrebbe diventare “patrimonio dell’umanità”.
Rivolgendosi a Zenit.it, Omar Massalah, musulmano e segretario del Mediterranean Peace Forum ha dichiarato di essere l’autore della proposta di chiedere all’UNESCO la dichiazione di Nazareth come “patrimonio mondiale dell’umanità”. Ha espresso anche la propria intenzione di parlare dell’iniziativa con i Paesi arabi. La proposta è avvenuta durante il primo colloquio internazionale dedicato alla città di origine di Gesù Cristo, sul tema “Nazareth: archeologia, storia e patrimonio culturale”, svoltosi dal 21 al 24 novembre presso l’hotel Al-‘Ayn di Nazareth. Vi hanno partecipato il sindaco di Nazareth, Ramiz Jaraisy, l’ambasciatore di Francia in Israele, Christophe Bigot, e il vicario patriarcale per Israele, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Maria di Nazareth, dal Centro Internazionale Maria di Nazareth e dall’Associazione di Nazareth per la Cultura e il Turismo, con il sostegno della Commissione israeliana per l’UNESCO, del Centro Culturale francese di Nazareth e del Centro Culturale italiano di Haifa.





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Archeologia biblica: trovate le miniere di re Salomone.
Confermata ancora una volta l’attendibilità storica della Bibbia. Due archeologi italiani, Alfredo e Angelo Castiglioni, avrebbero localizzato le miniere di re Salomone dalle quali proveniva l’oro regalatogli dalla regina di Saba. «Abbiamo compiuto cinque missioni, tra il 2004 e il 2008, per cercare le antiche zone di estrazione dell’oro di Salomone. L’Africa è una zona aurifera che fu probabilmente rivelata al sovrano ebraico dalla regina di Saba, quando si recò a Gerusalemme portando in dono 120 talenti d’oro». Ovviamente l’unica fonte di tutto questo è la Bibbia (secondo cui la quantità d’oro che affluiva ogni anno nelle casse di Salomone era di 666 talenti, e ogni talento corrispondeva a circa 30 kg di oro). I due archeologi italiani pensano di avere individuato le mitiche miniere sulle montagne dell’Etiopia sud-occidentale, nel Paese di Beni Shangul, lungo l’itinerario percorso dalla regina di Saba nel suo viaggio verso Gerusalemme. L’unico punto su cui c’è disaccordo con l’Antico Testamento è la motivazione della visita. Probabilmente -continuano gli archeologi- la sovrana venne a Gerusalemme per una missione commerciale (più che per mettere alla prova la sapienza di Salomone). I fratelli Castiglioni, insieme ad altri studiosi, ipotizzano anche che la biblica regina di Saba fosse un’antenata delle Candaci, le fortissime sovrane-guerriere del regno di Kush (corrispondente all’odierna Nubia sudanese, l’Etiopia dell’antichita’), il paese della dinastia dei Faraoni neri. La scoperta è stata rivelata durante l’ultima giornata della XXI Rassegna internazionale del Cinema Archeologico e la notizia è ripresa da Libero e dal TG1online. In febbraio altri archeologi trovarono a Gerusalemme anche la muraglia di re Salomone. I reperti -si legge sempre su Libero– confermano il racconto biblico sul leggendario Salomone.





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Ricerca scientifica conferma la Bibbia: rugiada non danneggia piante
La scienza continua a confermare e rendere attendibile ciò che è scritto nella Sacra Bibbia, nonostante gli autori del Libro non avessero intenzione di annunciare verità scientifiche. In questi giorni uno studio della Tel Aviv University conferma il valore attribuito dalla Bibbia alla rugiada, a dispetto della scienza meteorologica classica. Finora la letteratura scientifica riteneva che la rugiada, accumulandosi durante la notte, creava un ‘effetto spugna’, dannoso per la vegetazione. Per questo erano considerati incomprensibili ed errati molti versi dell’Antico Testamento che abbbinano la rugiada alla fertilità. Ad esempio: «Perciò il cielo, sopra di voi, è rimasto chiuso; non c’è stata rugiada e la terra ha trattenuto il suo prodotto» (Ag, 1,10). Lo studio pubblicato sul Water Resources Journal conferma in pieno le Sacre Scritture e dimostra che la rugiada è una fonte d’acqua essenziale in climi come quelli del Mediterraneo orientale, dove la tradizione giudaico-cristiana è nata. La notizia è riportata in Italia da Virgilio Notizie.





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Scienza: il racconto biblico della divisione delle acque è attendibile.
«Mosè stese la sua mano sopra il mare e il Signore sospinse il mare con un forte vento dell’est tutta la notte e mise a secco il mare. L’acqua ritornò e coprì i carri, i cavalieri e tutto l’esercito del Faraone, invece i figli d’Israele avevano camminato in mezzo al mare e l’acqua fu per loro un muro a destra e a sinistra» (Libro dell’Esodo 14: 28-29). E’ ancora una volta la scienza a dimostrare che la Bibbia e i suoi racconti sono una fonte storica attendibile (nonostante gli autori non avessero intenzione di riportare verità storico/scientifiche dei fatti, ma esclusivamente morali). A rivelarlo, uno studio basato su 14 simulazioni al computer, condotto dallo Us National Centre for Atmosphere Research (qui l’articolo originale) e dall’università del Colorado, pubblicato dalla rivista online Public Library Research e anticipato ieri dalla stampa britannica. In Italia è stato riportato su Repubblica.
Un vento con una velocità di 100 chilometri orari, che spirasse per almeno dodici ore, avrebbe realmente potuto creare un “ponte” di terra lungo 5 chilometri e largo 3 per all’incirca quattro ore. Più che sufficiente per consentire a Mosè e al suo popolo di passare dall’Egitto al Sinai nel loro viaggio verso la Terra Promessa, verso Israele. Non appena il vento si fosse arrestato, le acque si sarebbero rapidamente ricongiunte, e così si spiega perché l’esercito inviato dal Faraone fu sommerso e dovette rinunciare all’inseguimento. Inoltre, analisi di reperti archeologici e misurazioni satellitari hanno permesso agli studiosi di stimare i flussi e le profondità delle acque di 3 mila anni fa nello spicchio di mare descritto dalla Bibbia. La ricerca smentisce il libro sacro solo su un punto: la traversata non sarebbe avvenuta all’altezza dell’odierna Suez, bensì una quarantina di chilometri più a nord, dove un ramo del Nilo sfiora una laguna costiera, vicino a dove oggi sorge Port Said.
Il nuovo studio aggiunge al racconto del Libro dell’Esodo anche una conferma storica: il diario del generale Alexander Tulloch, un alto ufficiale dell’esercito britannico, che nel 19° secolo, trovandosi nella laguna dove Mosè avrebbe effettuato la sua traversata, vide arrivare “una colonna di vento e diventare così forte che dovetti smettere di lavorare”. Il mattino seguente, “il lago era scomparso e i nativi lo attraversavano a piedi camminando nel fango”. E quel vento spirava “da est”, scrive l’ufficiale, proprio come quello che salvò Mosè. «La separazione della acque può dunque essere attribuita alle leggi della fisica e alla dinamica dei fluidi», commenta il professor Carl Drews, curatore della ricerca e devoto cristiano. «Molta gente si è chiesta se la storia dell’Esodo è basata su fatti storici e il nostro studio suggerisce che la narrazione biblica è perfettamente verosimile. Per i credenti sarà un miracolo del Signore, per i non credenti un miracolo della Natura, ma il risultato è lo stesso».





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