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Archivi tag: agnostici

Il biologo David Sloan Wilson: «Dawkins e PZ Myers sono fondamentalisti»

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Per moltissimi il nome PZ Myers non dice nulla. Egli è un biologo e rientra in quella divertente cerchia definita “New Atheist”, ovvero i teorizzatori dell’ateismo scientifico, tutti protetti sotto la grande ala del “líder máximo“ Richard Dawkins. In Italia, per capirci, militano in questa frangia estrema i noti Piergiorgio Odifreddi e Paolo Flores D’Arcais. Il livello -come già si è capito- è dunque molto basso. PZ Myers è un buon evoluzionista,

http://www.uccronline.it/2012/06/02/il-biologo-david-sloan-wilson-dawkins-e-pz-myers-sono-fondamentalisti/

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Un’altra figuraccia di Richard Dawkins: battuto in un confronto con mons. Pell

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Abbiamo già sottolineato come gli anti-teisti si esaltino parecchio nella sfida dialettica con i credenti, come se una eventuale vittoria durante un confronto pubblico significasse stabilire chi ha ragione o meno riguardo a Dio. Ecco dunque che organizzano questi dibattiti sui massimi sistemi, a cui con grande pazienza personalità religiose si prestano. Richard Dawkins, il grande sacerdote

http://www.uccronline.it/2012/04/21/unaltra-figuraccia-di-richard-dawkins-battuto-in-un-confronto-con-mons-pell/

Richard Dawkins ora cambia idea: «sono agnostico»

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Brutto periodo per Dawkins: la stampa ha cercato di metterlo alla gogna perché si è scoperto che i suoi antenati avevano fatto fortuna grazie al possedimento di schiavi. Poi lui stesso è riuscito a diventare “imbarazzante” per i sostenitori della causa laicistadimenticandosi incredibilmente il titolo dell’opera principale di Darwin. Ora un’altra notizia su di lui ha fatto il giro del mondo e ancora una volta è diventato lo zimbello…

…CONTINUA A LEGGERE…

Un agnostico anti UAAR: le radice cristiane viste da me.

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Pubblichiamo il secondo articolo di Marcello, nostro collaboratore esistenzialmente “agnostico”.



di Marcello di Mammi.

Penso che sia giusto fare una precisazione: molto di quello che scrivo e che scriverò anche in seguito, sono mie opinioni personali o desunte da argomentazioni di professionisti seri, che possono non essere, e spesso non lo sono, in sintonia con l’attuale dottrina della Chiesa, ma credo che lo scopo principale di questa associazione, che è anche il mio, sia quello di rintuzzare gli assalti preconcetti e soprattutto politicizzati di ambienti atei, laicisti e negazionisti e quindi confido che queste mie dissonanze mi si perdoneranno, anche se preferirei che mi venissero controbattute.

Oriana Fallaci si dichiarava un’ “atea cristiana”, sembra una contraddizione ma non lo è. In questi giorni cade il capodanno ebraico, 5771 anni dalla data della creazione che, secondo le tradizioni ebraiche, risale al 3761 a.C.; col nostro calendario siamo nel 2010 d.C.,anche questa data è convenzionale, perché probabilmente errata di qualche anno; siamo nell’anno 2763 dalla fondazione di Roma, mi domando come si possano negare le radici giudaico cristiane e romane della nostra civiltà.

Solo delle persone culturalmente impreparate o, più probabilmente in malafede, come gli euroburocrati di Bruxelles, possono negare questa realtà storica. Che si sia credenti o meno non si può prescindere dalla nostra Storia, dalla nostra Cultura, dalla nostra Civiltà, che poi ci siano stati alti e bassi o conflitti questo, nei millenni, è inevitabile. La storia la fanno gli uomini e, spesso, non sono all’altezza di farla.

Giusto, giustissimo il discorso della Fallaci: atea perché non crede ma cristiana per cultura e tradizione.
Ed è questo il punto cruciale: perché la Chiesa ha abbandonato la sua tradizione? Una Santa Cattolica Apostolica Romana. Dopo il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha perso queste sue prerogative specialmente l’unità.
L’abbandono del latino (anche se,dopo tanti anni è stato parzialmente riabilitato da Benedetto XVI con un suo Motu Proprio), e il frantumarsi delle liturgie nei linguaggi locali, ha dato adito a movimenti disgreganti, favorendo un culto “fai da te” che, di fatto, indebolisce la Chiesa.

Gli attacchi alla Chiesa vengono da lontano e ci sono sempre stati, ma oggi hanno assunto una virulenza senza precedenti e perché? La chiesa, che non è il credere o la religione, ma l’istituzione che deve diffondere e difendere il credo, non può, come istituzione, essere buonista o tollerante con i propri nemici, ma è proprio quello che accade oggi. ”Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 5, 20).

«Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato» (Gv, 2,13-16)
Anche se in forma allegorica i messaggi di Isaia e del Cristo sono forti e chiari. Direi che oggi ci siano troppe ambiguità, troppi scambi tra luci e tenebre, troppi mercanti che mettono in pericolo l’esistenza stessa della Chiesa, non è tollerabile che ci siano ecclesiastici che tifano islam, quando l’islam è notoriamente il principale nemico della nostra Civiltà, delle nostre tradizioni culturali oltre ad essere una religione prevaricatrice dei diritti umani e delle libertà.

Se fino ad oggi siamo stati cristiani o culturalmente cristiani, lo dobbiamo principalmente a S. Pio V, alla Lega Santa, alle vittorie di Lepanto e nella battaglia di Vienna e al sacrificio di migliaia di cristiani uccisi in queste battaglie: quando è necessario occorre mettere dei paletti ben solidi. Oggi questi paletti sono stati divelti. Questi attacchi laicisti principalmente alla Chiesa Cattolica, dimostrano che il “nemico” ritiene che Essa sia debole, non si capisce, infatti, il quasi totale silenzio degli atei sull’islam, se uno è ateo lo è per qualunque dio e per qualunque religione. Ho detto non si capisce, ma si spiega benissimo: si tratta di pura e semplice vigliaccheria.

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    Un agnostico anti UAAR (8/9/10)

    Un agnostico anti UAAR.

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    Con questo articolo avviamo la collaborazione con un amico esistenzialmente “agnostico”, che non sentendosi assolutamente rappresentato dall’associazione UAAR (Unione Atei Agnostici Rimbambit..opss.., razionalisti), ha voluto rendere pubbliche le sue condivisibilissime riflessioni. Il desiderio nostro è che inizi veramente con tutti un sano dialogo di approfondimento sulle rispettive posizioni, incentrato sul rispetto e la cooperazione per il bene comune, emarginando le sette fanatiche e tutti coloro che, indipendentemente dalla scelta di vita, hanno un’impostazione ideologica, rabbiosa ed intollerante.



    di Marcello di Mammi.

    “Stanco dei discorsi insulsi di certi laicisti, mi sono chiesto se fosse possibile una convivenza “pacifica” in una stessa associazione cattolica tra agnostici, atei e credenti con lo scopo di fare una disamina delle rispettive posizioni. Ho scoperto il vostro sito e mi sono iscritto. Indubbiamente la riuscita di questo dialogo, in buona misura, dipende dall’educazione, sia culturale che in senso stretto, delle persone.

    In un vostro recente articolo il filosofo inglese Nathan Coombs scrive: «gli atei non possono eludere le grandi domande della vita». Io sarei ancora più generalista: “nessuno Uomo può eludere le grandi domande della vita”.
    Le tesi certamente sono disparate e contraddittorie, ma discussioni pacate, non preconcette, portano sicuramente ad un arricchimento culturale. Nel passato sono stati eretti steccati da ambo le parti che tutt’oggi sopravvivono e, questa volta, più da parte dei non credenti che della Chiesa.

    Un’associazione laicista ed ottusa come l’UAAR, invece di propugnare le proprie tesi, in modo onesto ed intelligente, si scaglia contro la religione e contro Dio con un linguaggio degno dei dannati del terzo girone dell’inferno dantesco (bestemmiatori e sodomiti), rivendicando, poi, diritti che sono topici delle confessioni religiose, come i contributi pubblici. Una religione atea che, a mio avviso, è il massimo dell’incoerenza intellettuale e filosofica. Ai non credenti, quelli in buona fede, non serve alcuna mediazione di strutture o di associazioni perché il loro problema esistenziale è una dialettica che si esaurisce tra il proprio Io e la propria coscienza, con una propria morale, laica quanto volete, ma, nei principi fondamentali, non troppo dissimile da quella religiosa.

    Gli atei e gli agnostici, normalmente vengono genericamente accomunati come non credenti, ma la differenza è sostanziale: i primi hanno scelto di non credere i secondi, ritenendo di non avere acquisito sufficienti conoscenze, rimandano la scelta definitiva. Per i credenti e mi riferisco in particolare ai cattolici, penso che valga, al di sopra di ogni considerazione teologica e filosofica, quanto mi rispose una amica di web alla mia domanda: “Come puoi essere certa dell’esistenza di Dio?”

    Mi aspettavo che mi parlasse del VT e del NT di S. Paolo, di S. Agostino, di Sant’Anselmo o di altri importanti personaggi della Chiesa che avrei potuto controbattere con altrettante tesi filosofiche o teologiche ed invece mi dette una risposta semplicissima alla quale io, vecchio agnostico di lungo corso, non ho saputo cosa replicare.
    “Ho la percezione in me, Lo sento sempre nella mia anima”. La percezione in sé come faccio a negargliela? Ritenendola persona degna di fiducia ed in buonissima fede, l’unica cosa che potei dire: “beata tu che hai delle certezze”.

    La mia risposta al quesito iniziale è dunque, per quel che mi riguarda, positiva e mi confortano anche le parole del Prof. Ratzinger, come preferisco chiamarlo per mettere in risalto che è, quando parla di filosofia e teologia sono “lectio magistralis”, indubbiamente un grande filosofo nella tradizione della scuola tedesca. Leggendo il discorso di Verona del 19 ottobre 2006 devo riconoscere che mi sono sentito “bacchettato” anch’io, che cattolico non sono, ed esaminando in profondità le Sue idee ed i concetti espressi, si nota un’interessante apertura verso i laici di buoni intenti. Penso di essere nel giusto, interpretando le Sue parole come un:“accogliamo tutti gli uomini di buona volontà, perché i tempi che ci aspettano, sono gravidi di pericoli.” Al di là della parte essenzialmente teologica ed ecclesiastica, la mia attenzione si è soffermata su un passaggio che riguarda le scienze e, date le mie convinzioni e formazione, non poteva essere diversamente.

    Personalmente giudico interessantissimo coniugare scienze, filosofia e teologia, cioè, entrando nei dettagli, la fisica teorica, la metafisica e il teismo, nella più ampia accezione di questi termini. Ho sempre ritenuto che queste discipline che sembrano essere su rette parallele poi, come nella geometria proiettiva, s’incontrino in un punto all’infinito.

    Ed ecco quanto disse il Prof. Ratzinger  in quel discorso. «La matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza: la corrispondenza tra le sue strutture e le strutture reali dell’universo – che è il presupposto di tutti i moderni sviluppi scientifici e tecnologici, già espressamente formulato da Galileo Galilei con la celebre affermazione che il libro della natura è scritto in linguaggio matematico – suscita la nostra ammirazione e pone una grande domanda. Implica infatti che l’universo stesso sia strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura. Diventa allora inevitabile chiedersi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte dell’una e dell’altra. Così proprio la riflessione sullo sviluppo delle scienze ci riporta verso il Logos creatore. Viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità, a ricondurre ad esso anche la nostra intelligenza e la nostra libertà. Su queste basi diventa anche di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene, coniugare tra loro la teologia, la filosofia e le scienze, nel pieno rispetto dei loro metodi propri e della loro reciproca autonomia, ma anche nella consapevolezza dell’intrinseca unità che le tiene insieme. È questo un compito che sta davanti a noi, un’avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza. Il “progetto culturale” della Chiesa in Italia è senza dubbio, a tal fine, un’intuizione felice e un contributo assai importante».

    Questa “intrinseca unità” è la “Conoscenza” a cui  spero, in un giorno più o meno lontano, di poter approdare”.

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