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L’ebreo Weiler ha difeso così il crocifisso alla Grande Camera.

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Abbiamo sintetizzato l’ottimo intervento dell’ebreo Joseph Weiler, professore di diritto presso la New York University e professore Onorario presso la London University, il quale ha rappresentato i Governi di Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Federazione Russa e San Marino presso la Grande Camera, in favore del crocifisso (altri Stati che sostengono ufficialmente sono: Ucraina, Moldova, Albania e Serbia). Ecco i 10 punti salienti del suo discorso:



1. La formulazione della “neutralità” dello Stato, che pretende l’imparzialità rispetto alle convinzioni religiose o dei modi d’esprimere quelle convinzioni (crocifisso), è basata su due errori concettuali che sono fatali per le conclusioni.

2. Primo errore: imporre la laicitè per ogni Stato.
L’obbligo di imparzialità dev’essere contro-bilanciato da grande libertà quando si tratta della religione o dell’eredità religiosa nell’identità collettiva della nazione e nella simbologia dello Stato. In Francia, ad esempio, la laïcité è parte della definizione di Stato e non si può proporre un simbolo religioso in uno spazio pubblico. Ma nessuno Stato ha l’obbligo ai sensi della Convenzione di abbracciare la laïcité.

3. In Inghilterra vi è una Chiesa di Stato, il cui Capo dello Stato è anche Capo della Chiesa. I leader religiosi sono anche membri d’ufficio del Legislativo, la bandiera fa mostra della Croce e l’Inno nazionale è una preghiera a Dio di salvare il Monarca, e di dare a lui o a lei la Vittoria e la Gloria. Sembrerebbe così violare le strettoie poste dalla Camera, perché come si farebbe a non dire che con tutti quei simboli non vi sia un certo tipo di valutazione circa la legittimità di un credo religioso?

4. In Europa, la Croce è l’esempio più visibile, apparendo su innumerevoli bandiere, crinali, edifici, ecc. ecc. Sarebbe sbagliato sostenere, come alcuni hanno fatto, che la croce è solo o meramente un simbolo nazionale. È tutti e due – data la storia, parte integrante della identità nazionale di molti Stati europei. Lo stesso disegnatore della bandiera europea ha dichiarato che le 12 Stelle sono ispirate dal mantello della Vergine Maria.

5. L’immagine della Regina d’Inghilterra appesa in classe ha un significato duplice, come la Croce: è l’immagine del Capo di Stato e quella del Capo titolare della Chiesa d’Inghilterra. È quasi come il Papa, che è sia Capo di Stato, sia Capo di una chiesa. La foto della Regina non deovrebbe essere appesa nelle scuole per il fatto che non è compatibile con le convinzioni religiose e il diritto di educazione? Potrebbero la Costituzione irlandese, o quella tedesca non stare appese in una classe o non venire lette in classe, dal momento che nei loro Preamboli troviamo un riferimento, nella prima, alla Santa Trinità e a Gesù Cristo Divino Signore, e, nella seconda, a Dio? Può lo studente ateo chiedere che nessuno canti l’inno nazionali inglese God save the Queen?

6. E’ compito di uno Stato liberarsi dei simboli religiosi, non di questa egregia Corte, e la Convenzione non è mai stata di certo interpretata come per forzarli a farlo. L’Italia è libera di scegliere di essere laïque. Il popolo italiano può democraticamente e costituzionalmente scegliere di avere uno Stato laïque e non è una questione per questa Corte se il crocefisso sui muri sia compatibile o meno con la Costituzione italiana, bensì per la Corte italiana. Ma il ricorrente, la Sig.ra Lautsi, non vuole che questa Corte riconosca il diritto dell’Italia di essere laïque, ma imporglielo come dovere. Questo non trova un fondamento nel diritto.

7. Il messaggio di tolleranza verso l’altro non dev’essere tradotto in un messaggio di intolleranza verso la propria identità, e l’imperativo giuridico della Convenzione non deve obbligare uno Stato a spogliarsi di una parte della sua identità culturale solo perché le espressioni di tale identità possano essere religiose o d’origine religiosa. La posizione adottata dalla Camera non è un’espressione del pluralismo proprio del sistema della Convenzione, ma è una espressione dei valori dello stato laïque. La decisione della Camera ha rovesciato un equilibrio che ha servito bene l’Europa nei passati 60 anni.

8. Secondo errore: sovrapposizione confusa, pragmatica e concettuale, tra laicismo [secularism], laïcité e neutralità. La laïcité, non è una categoria vuota che significa assenza di fede, è una posizione politica, rispettabile, ma certamente non “neutrale”. La laïcité vuole uno spazio pubblico denudato, un muro in classe privo di ogni simbolo religioso. È giuridicamente disonesto adottare una posizione politica che divide la nostra società, e pretendere che in qualche modo sia neutrale. Nei Paesi bassi o nel Regno Unito, lo Stato finanzia scuole pubbliche laiche, e nella stessa misura, scuole pubbliche religiose. Il secolarismo non è una scelta neutrale.

9. Esempio: Marco e Leonardo sono due amici che stanno cominciando la scuola. Leonardo va a trovare Marco a casa sua, dove nota un crocefisso. Leonardo ritorna a casa agitato e la mamma gli spiega che la famiglia di Marco è religiosa, al contrario della sua. Il giorno dopo, Marco va a casa di Leonardo, nella quale non c’è il crocifisso. Marco ritorna a casa agitato e la mamma gli spiega che la famiglia di Leonardo non è religiosa, al contrario della sua. Il giorno dopo entrambi i bambini vanno a scuola. Se c’è un crocefisso, Leonardo tornerà a casa agitato: «La scuola è come la casa di Marco. Sei sicura, mamma, che vada bene non avere un crocefisso?». Ma se i muri sono vuoti, sarà Marco a tornare a casa agitato: «La scuola è come la casa di Leonardo, sei sicura mamma che abbiamo bisogno del crocifisso?». Ancora più allarmante sarebbe una situazione in cui i crocefissi, che stavano sempre là sul muro, di colpo venissero rimossi. Un muro denudato per mandato statale è una chiara posizione non neutrale, è anti religiosa. Allo stesso modo, un crocefisso sul muro potrebbe essere percepito come coercitivo. C’è quindi bisogno di tenere conto della realtà politica e sociale dei diversi luoghi, della sua demografia e della sua storia: l’Italia senza crocefisso non è più l’Italia. Così l’Inghilterra senza God Save the Queen.

10. Non vale quindi una regola per tutti, come ha deciso la Seconda Camera, priva di un contesto storico, politico, demografico e culturale. Essa mina al pluralismo, alla diversità e alla tolleranza, marchio dell’Europa.

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37 professori di diritto scrivono alla Corte Europea in difesa del crocifisso.

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Altre buone notizie per la presenza del crocifisso nelle scuole. Da Catholic News Agency si apprende che 37 professori di diritto da undici Paesi di tutto il mondo hanno scritto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, esortando a ribaltare la sentenza che vietava crocifissi dalle aule italiane…(continua a leggere)

Il Crocifisso è in buone mani nonostante la crociata della UAAR.

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Il governo italiano è “fiducioso” sulla possibilità che la Grande Chambre accolga il ricorso presentato nelle settimane scorse contro la sentenza della Corte europea che vieta l”esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Lo ha detto in una conferenza stampa a Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta insieme a Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico, consulente sul caso e autore del libro «La questione del crocifisso e l`identità culturale e religiosa dell`Europa», che verrà presentato il 4 maggio in Senato. Cardia ha annunciato: “ci sono tutte le condizioni perchè quella sentenza della Corte, che non ha tenuto in considerazione sia elementi giuridici che di fatto, sia rivista dalla Grande Chambre”. La questione “riguarda tutta Europa tant”è vero che a reagire in modo più deciso sono stati i paesi ortodossi, dalla Russia alla Grecia dove il patriarca voleva convocare un concilio generale. Per non pensare al fatto che gran parte dei paesi del Nord Europa esibiscono croci nei loro vessilli…”. I due articoli che ne parlano sono usciti su La Stampa. Cardia ha approfondito la questione sul quotidiano Avvenire.

Il Foglio racconta che la neo ministro per gli Affari sociali della Bassa Sassonia musulmana di origini Turche, educata nell’ex Germania dell’Est si chiama Aygul Ozkan. Ha avuto il suo momento di celebrità nelle cronache di ieri quando ha dichiarato: “La scuola deve essere un luogo neutrale per permettere al giovane di scegliere da sé l’orientamento religioso”. Moltissime le reazioni di irritazione registrate sui blog e nella sezione commenti degli articoli. Molte le voci che hanno chiesto di revocare addirittura la sua nomina. Immediata la replica del ministro federale per l’Integrazione, Maria Bohmer, che le ha ricordato: “Il crocifisso non è solo parte integrante della nostra tradizione ma fa parte anche del nostro bagaglio culturale collettivo”. Christian Wulff, pur non contento dell’uscita del ministro in pectore non ha voluto però rimangiarsi la decisione.



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