Giuseppe Tanzella-Nitti, astrofisico e teologo della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, ha dichiarato sul sito dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica):
«Quando si cerca nelle equazioni matematiche una conferma o una smentita del ruolo di Dio nella creazione dell’universo, vuol dire che si sta considerando Dio al pari di un fattore empirico, un parametro da trovare o da rimuovere. Per la teologia della creazione, l’azione di Dio creatore sul cosmo è un’azione trascendente, fuori del tempo e dello spazio, non limitata al momento dell’origine (se mai ve ne è stato uno), ma finalizzata a volere da sempre l’universo e a sostenerlo da sempre con le sue leggi e i loro sviluppi. Siamo quindi ben lontani dal dilemma di chi abbia compiuto la ‘prima mossa’. Dibattere se venga prima Dio o prima le leggi di natura, come sembra fare il prof. Hawking, vuol dire impiegare la nozione di Dio in modo improprio, non come creatore, ma come “motorino di accensione” di cui si discute l’eventuale necessità o l’irrilevanza. Le leggi della fisica sono certamente sufficienti, al di là dei nostri problemi di impredicibilità, per spiegarci la struttura del cosmo ed il perché delle sue diverse trasformazioni. Ma il perché davvero “ultimo”, perché l’universo esiste — e mi lasci aggiungere, perché nell’universo esisto io, ciascuno di noi — questa è una domanda alla quale le leggi della fisica non intendono, né possono rispondere. Ma è una domanda, e in questo Hawking ha ragione, che l’essere umano in quanto tale non può non continuare a porsi».





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