Un ateo si pente dell’aborto e chiede aiuto ad un prete.

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Don Maurizio Patriciello è un sacerdote di Napoli. Ha raccontato oggi ad Avvenire un fatto accadutogli giorni prima. Una persona lo ha avvicinato e gli ha detto: “le dico subito, reverendo, che sono ateo. La fede non esercita alcun fascino su di me. Vorrei chiederle un consiglio per un dramma che mi porto dentro e di cui non riesco a liberarmi. Si tratta di un aborto, effettuato dalla mia ragazza con il mio consenso, quindici anni fa. Ci sembrò, allora, l’unica cosa logica da fare per una gravidanza non voluta. A dire il vero non ci pesò granché. In seguito ci lasciammo. Oggi sono padre di due splendidi bambini avuti dalla mia attuale moglie. Il pensiero di quel bimbo che non facemmo nascere, però, mi perseguita. Come un fantasma si presenta ogniqualvolta accarezzo e gioco con i miei piccini. Cosa posso fare per quel figlio che non volemmo accogliere?». La situazione è abbastaza insolita: un ateo e un prete. Un uomo che crede che sia vuoto il cielo, e un altro che ha scommesso la sua vita su Colui che lo abita. Un ateo che sente il bisogno di raccontare la sua angoscia a un prete. Quante vittorie sbandierate sul fronte dell’aborto! Quanti inni alla libertà! Intervenire su una donna per eliminare il figlio che non vuole ormai è tanto facile e banale. Più difficile è ritrovare, poi, la serenità perduta. Ce lo insegna quest’uomo che non crede, al di sopra quindi di ogni sospetto. Quindici anni non son bastati per far tacere la voce di quel bambino che non vide il sole. Un bambino che ancora non vuol morire.



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