Il genetista Craig Venter: «io non gioco a fare Dio. Da dove viene il soffio della vita?».

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Ve lo ricordate Craig Venter? E’ il celebre genetista che qualche mese fa fece pubblicare questa dichiarazione: «La vita è stata creata per la prima volta in laboratorio. Finora, creare vita è stata considerata prerogativa delle divinità» (da Focus 20/5/10). Annunciò infatti di aver per la prima volta creato una vera vita in laboratorio, ma i suoi colleghi hanno notevolmente ridimensionato la scoperta, che rimane comunque pregevole: vedi Ultimissima 24/5/10 e Ultimissima 25/5/10. Dopo due mesi, passato l’entusiasmo creazionista, ritorna sui suoi passi di creatura e dichiara al Quotidiano Nazionale: «Non mi interessa la creazione della vita in sè, non sto giocando a fare Dio. Non ci siamo posti la questione di aver creato la vita. Anzi, credo che esperimenti del genere, in realtà, abbiano solo dilatato i criteri sulla definizione di “vita”. Da dove viene il soffio vitale?».

E bravo Venter, più si va avanti e più si capisce sempre di più ciò che Darwin intuì: «Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con i suoi diversi poteri, originariamente impressi dal Creatore in poche forme o in una forma sola; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l’immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi» (Darwin, L’origine della specie, BUR Biblioteca Universale Rizzoli). La grandiosità dell’uomo può spiegarsi solo se è creata e non se è frutto di una seppur incredibile casualità. Anche il fisico Paul Davies ha dichiarato: «Come si trasformarono spontaneamente le stesse sostanze chimiche, prive di vita, nel primo essere vivente? Nessuno lo sa. Si tratta di un autentico mistero. Tradizionalmente gli scienziati materialisti supponevano che l’origine della vita fosse stato un colpo di fortuna chimico di stupefacente improbabilità. Secondo la mia opinione e quella di un crescente numero di scienziati, la scoperta che la vita e l’intelletto siano emersi come parte dell’esecuzioe naturale delle leggi dell’universo sarà una forte prova della presenza di uno scopo più profondo nell’esistenza fisica. Invocare un miracolo per spiegare la vita è esattamente quello di cui non c’è bisogno per avere la prova di uno scopo divino nell’universo» (Davies, Conferenza pronunciata a Filadelfia su invito della John Templeton Foundation e diffusa da Meta List on Science and Religion). E il Premio Nobel per la Medicina John Eccles ha detto: «L’emergere della vita non avrebbe potuto essere predetto neppure partendo da una completa conoscenza di tutti gli eventi di un mondo prebiotico; e neppure si sarebbe potuto predire l’emergere dell’autocoscienza. Contro la teoria materialistica monistica io esporrò la mia convinzione che nella nostra esistenza e nelle nostre esperienze di vita c’è un grande mistero, non spiegabile in termini materialistici. Il nostro sentimento di libertà non è un’illusione e il cosmo non è qualcosa che gira perennemente senza senso. Le nostre conoscenze non possono andare al di là del fatto che siamo tutti parte di un qualche grande disegno». (Eccles, L’origine della vita, Garzanti 1983, pag. 18,19). Il Nobel per la Fisica Albert Einstein ha infine anche lui riconosciuto: «Chiunque sia veramente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili» (H. Dukas and B. Hoffmann Albert Einstein: the Humane side, Princeton 1989, p. 32).



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